25 NOVEMBRE GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE LA VIOLENZA DI GENERE NEI LUOGHI DI LAVORO

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DiRedazione

Dic 6, 2020

Scritto da Michelangelo Ingrassia

La panchina rossa che ogni tanto scorgiamo in una piazza, in una scuola, in un
edificio, racconta una storia drammatica e indegna: quella della violenza contro le
donne, sulle donne. Il vuoto e il colore di quella panchina hanno una potenza
simbolica che raffigura il rifiuto della violenza nei confronti delle donne ed esprime
una damnatio memoriae, una condanna della memoria, decretata contro la colonna
infame dei biechi autori dei femminicidi.

Un capitolo indecente di questa storia spregevole, da ricordare come monito, riguarda
i gravissimi casi di violenza sulle lavoratrici. Ricatti sessuali, molestie fisiche,
aggressioni che quotidianamente accadono nei luoghi di lavoro contro le donne. Un
fenomeno emergente che non va dimenticato in occasione della celebrazione della
giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
C’è un dato statistico rilevato recentemente dall’Istat secondo il quale in Italia sono
un milione 404 mila le donne che nel corso della loro vita lavorativa hanno subito
molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro. Con riferimento ai soli ricatti
sessuali, i dati rilevano l’accadimento di un milione 173 mila casi di donne sottoposte
ad almeno un ricatto sessuale per assunzione, carriera o mantenimento del posto di
lavoro e nell’80,9% dei casi la vittima non ne parla con nessuno. Vi è dunque una
solitudine delle donne nei luoghi di lavoro che va debellata, culturalmente e
praticamente.
Da uno studio elaborato dall’Inail sui dati raccolti per il quadriennio 2013-2016,
risulta che sono circa 8.000 l’anno gli episodi codificati come aggressioni, minacce,
violenze provenienti sia dall’interno sia dall’esterno del posto di lavoro e accertati
positivamente come infortuni dall’Istituto. Oltre il 5% di questi casi si sono verificati
in Sicilia. A livello nazionale il 39% di questi episodi è rivolto contro le donne. Le
professioni che registrano un alto tasso di violenza sulle lavoratrici sono quelle della
salute e dei servizi sanitari e sociali con il 42,7% (appena l’11% riguarda i
lavoratori), quelle della scuola con l’11,8% (appena l’1,3 riguarda i lavoratori), quelle
degli impiegati addetti al controllo e recapito della documentazione e degli impiegati
addetti ai movimenti di banche, rispettivamente con il 5 e il 4 per cento (contro il 3,8
e il 2,9 per cento che riguarda invece i lavoratori). Se si osserva la distribuzione per
classi d’età, si nota una prevalenza d’infortuni femminili per aggressione del 70% per
la fascia anagrafica 25-54 anni (65,9% per la medesima fascia d’età di genere
maschile) e del 30% per la classe d’età dai 55 anni in su (29% per la medesima classe
anagrafica di genere maschile).
Un report più recente, elaborato dall’Inail su dati rilevati al 30 settembre 2020 e
dedicato agli infortuni da sorpresa – violenza – aggressione – minaccia in occasione di
lavoro accertati positivamente nel settore sanità e assistenza sociale, ha stimato in
7.858 gli infortuni di genere femminile di questo tipo registrati nel quinquennio 2015-
2019; oltre il doppio dei medesimi infortuni di genere maschile stimati in 3.000 casi.
Dietro questi numeri che scorrono negli ultimi anni attraversando settori di lavoro,
classi d’età, tipologie d’infortunio e moventi, ci sono le lavoratrici vittime di una
forma specifica della violenza di genere che si consuma in un contesto lavorativo in
cui il fattore della prevaricazione è tendenzialmente in aumento sia per l’aggressività
tra dipendenti della stessa azienda e sia per l’aggressività proveniente dall’esterno.

Può costituire un’efficace prevenzione culturale e pratica l’istituzionalizzazione di
specifici momenti d’incontro sindacale nei luoghi di lavoro. Per fermare la violenza
di genere nei luoghi di lavoro, infatti, occorre forse recuperare quella metodologia di
lotta sindacale attuata nell’Ottocento e nel Novecento contro lo sfruttamento
femminile e minorile.

Prof.re Michelangelo Ingrassia è docente di Storia Contemporanea presso
l’Università degli Studi di Palermo e Direttore del Centro Documentazione e Studi
Gaetano Pensabene. E’ componente, già Presidente, del Comitato Consultivo
Provinciale Inail di Palermo.

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