Scritto da : Angela Bellia
Le fonti scritte e figurative sono concordi nel considerare lo stretto legame tra l’ambito rituale di Dioniso e la musica. Nelle Baccanti di Euripide (vv. 145-165) sono elementi sonori caratteristici della sfera sacra dionisiaca non soltanto i canti femminili e le voci concitate, ma anche i suoni scuri e profondi dei tympana e le melodie acute eseguite con l’aulos e i ritmi sfrenati di altre percussioni. Anche le immagini con scene musicali esaltano la componente sonora del culto estatico di Dioniso. Alla divinità erano collegate attività rituali nel corso delle quali danze vivaci, suoni e musica rendevano possibile la trance musicale e religiosa, procurando l’enthousiasmos e la possessione divina. Il tema figurativo del thiasos che accompagna Dioniso è molto presente nella ceramica. A partire dal VI sec. a.C. il corteggio dionisiaco, composto dai Satiri e dalle Menadi, è talvolta raffigurato su vasi di grandi e piccole dimensioni anche senza la presenza della divinità. I Satiri, esseri dall’aspetto semianimalesco, spesso itifallici, accompagnano le cerimonie e i momenti del culto di Dioniso, suonando strumenti e danzando. Frequentemente in conflitto con i Satiri sono le Menadi, fornite di tirso e raffigurate con indosso una pelle di capriolo attorno alle spalle. In queste scene, gli strumenti più rappresentati sono i krotala, costituiti da due tavolette di legno o di metallo legati da una cerniera. Questi strumenti a percussione avevano la funzione di produrre una sonorità secca adatta a scandire il ritmo della danza concitata del corteggio di Dioniso (fig. 1).
Fig. 1 : Menade in vivace movimento incede verso destra agitando i krotala. Particolare della lekythos attica a figure nere a fondo bianco. Palermo. Museo Archeologico Regionale “Antonino Salinas”. N.I. 1883. 500 a.C.
Dal VI-V sec. a.C. Dioniso è raffigurato nelle ceramiche a figure nere con barba e corona e con in mano la coppa, emblema del potere che dispensa il vino e l’ebbrezza, e un ramo d’edera o il tirso, simbolo della vegetazione che si rinnova. I personaggi del suo seguito, talora in atteggiamento di premurosi servitori del dio – come i Satiri che eseguono la danza e accompagnano i movimenti del corteo -, suonano l’aulos (fig. 2): questo strumento a fiato, molto diffuso nel mondo greco, era composta da due canne, entrambe dotate di fori.
Fig. 2 :Dioniso e Menade tra due Satiri che suonano l’aulos e il barbitos. Particolare dal cratere a colonnette attico a figure rosse.Palermo.Museo Archeologico Regionale “Antonino Salinas”. N.I. 2052. 475-425 a.C.
Dal V sec. a.C. nella ceramica a figure rosse, i Satiri, forniti di coda equina e orecchie ferine, sono i protagonisti dei rituali dionisiaci, del komos e del simposio, con o senza la presenza della divinità. Gli ibridi compagni di Dioniso suonano sia l’aulos sia il barbitos, strumento a corde dalla sonorità grave, la cui raffigurazione è generalmente associata a quella dei contenitori da vino; altra attività dei Satiri è attaccare le Menadi in movimento che tentano di sottrarsi fuggendo o colpendoli con gli strumenti musicali. La diffusione del tema iconografico legato alle danze estatiche delle Menadi, talora munite di fiaccola nella cornice di un ambiente notturno, è documentata nelle ceramiche a figure rosse a partire dal V sec. a.C. In questo contesto figurativo, alle Menadi che sorreggono la coppa per bere sembra essere assegnato un ruolo sacro. Altre donne sono raffigurate mentre danzano in trance e suonano il barbitos: il loro capo abbassato o portato all’indietro richiama la posizione causata dagli effetti di smarrimento procurati dal vino e dall’estasi (fig. 3).
Fig. 3 : Figura femminile in atteggiamento estatico suona il barbitos. Lekythos a figure rosse. Gela. Museo Archeologico Regionale. Inv. 39638.Secondo quarto del V sec. a.C.
Nonostante la relazione fra il dio e il barbitos non trovi rispondenza nei testi letterari, il rapporto di Dioniso con lo strumento a corde è legato al simposio – momento di consumo del vino condiviso tra i partecipanti al banchetto -, ed è ampiamente documentato nelle raffigurazioni delle ceramiche. Dalla seconda metà del V sec. a.C. nelle ceramiche a figure rosse con soggetto dionisiaco fa la sua comparsa uno strumento a percussione dotato di una membrana di pelle tesa su una cornice: il tympanon (o tamburello a cornice) che, come l’aulos, era di origine orientale. Lo strumento è raffigurato nelle scene in cui i personaggi compiono vorticose danze, talora accompagnate da altri strumenti a percussione come i krotala e i kymbala. Nella tradizione iconografica i kymbala sono presenti a partire dal V sec. a.C., mentre le fonti scritte ne attestano l’uso dal IV sec. a.C. nei culti orgiastici sia di Dioniso che di Cibele. Erano strumenti di bronzo formati da due parti percosse l’una contro l’altra e tenute all’interno del palmo della mano o con le dita. Considerata la larga diffusione delle tematiche dionisiache, la sporadicità delle raffigurazioni dei kymbala lascia supporre che il loro impiego nei riti religiosi a carattere misterico li facesse considerare strumenti più strettamente connessi alle cerimonie sacre. I kymbala – e più in generale gli strumenti a percussione – erano adatti a produrre sonorità «rumorose» e sono stati definiti da Lévi-Strauss instrumentes des ténèbres perché capaci di scacciare le influenze negative e di conciliare quelle positive nel corso dei rituali di passaggio e nei periodi critici per la comunità. La loro particolare sonorità era considerata non solo mezzo efficace a rendere vitale il rituale ma anche un canale privilegiato di contatto con il divino. Nell’ambito rituale dionisiaco il contrasto tra la sonorità dei kymbala e dei krotala con quella dei tympana potrebbe avere avuto come effetto immediato quello di provocare tensione, intensificata dall’accelerazione del ritmo sempre più convulso e frenetico della danza. Come evidenziato da Annie Bélis, nell’«orchestra dionisiaca» la tensione si manifesta in sonorità che si collocano ai due estremi: da una parte il canto, le voci femminili e la melodia degli strumenti a fiato con suoni acuti o molto acuti, dall’altra con i suoni secchi e molto gravi delle percussioni. Si tratta di un’opposizione in grado di provocare accelerazione del battito cardiaco e frenesia, rendendo possibile lo smarrimento della psiche.
La Prof.ssa Angela Bellia è docente di Archeomusicologia e digital heritage. Vincitrice della prestigiosa Marie Curie Individual Fellowship per il progetto di ricerca STESICHOROS. Svolge la sua attività di ricerca all’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche .