Scritto da: Federica Giandinoto
Sono Federica Giandinoto, avvocato non più iscritto all’albo di Roma da quasi sei anni, perché attualmente occupo un posto di responsabile delle procedure concorsuali di un Dipartimento universitario e di altre procedure amministrative presso il medesimo Dipartimento afferente alla Facoltà di “Farmacia e Medicina” e “Medicina ed Odontoiatria” dell’Università degli studi di Roma “La Sapienza”.
Sono anche nata a Roma, città che amo profondamente e visceralmente, da genitori siciliani trasferitisi nella capitale tra la metà e la fine degli anni Settanta: quindi, il mio sangue è genuinamente siculo, nelle mie vene scorre la Sicilia!
Dopo gli studi scolastici, tutti compiuti a Roma, e quelli universitari presso l’Ateneo dove ora lavoro, ai quali ho alternato ed aggiunto quelli musicali di pianoforte studiando da privatista e sostenendo i vari esami previsti presso alcuni Conservatori, conseguendo infine la relativa laurea, ho esercitato per più di quattro anni la professione forense in vari settori, civile e penale in particolare.
Ho successivamente vinto il concorso indetto dall’Università succitata, e da allora ho dovuto fare una scelta tra la professione di avvocato e l’impiego pubblico, preferendo infine quest’ultimo, in modo tale da poter avere la possibilità di essere al servizio della collettività, seppur nel campo dell’istruzione superiore e della ricerca, un ambito in cui non avrei mai pensato di lavorare, in realtà.
È vero che nella vita ci si può trovare a vivere delle situazioni che mai avresti creduto di dover affrontare: è la nostra mente che spesso esclude categoricamente delle soluzioni e degli scenari per lei impensabili, sbagliando così a volte in maniera grossolana.
Eppure così è andata, ed oggi mi trovo spesso a creare rapporti interpersonali piacevoli e ricchi di scambio umano con docenti, studenti e colleghi – parte del lavoro che amo particolarmente, e che lo rende meno asetticamente burocratico.
Al lavoro ho alternato, sin dai tempi degli studi, le mie passioni: una di queste, per me vitale, quella per la psicologia, motivo per cui mi sono iscritta al corso di laurea in “Scienze e tecniche psicologiche” di una università telematica da un paio d’anni, per coltivare e sviluppare fino in fondo la conoscenza dell’animo e del mondo interiore umano, così tanto fascinoso ed attraente nella sua complessità. Per ora, il cammino è iniziato e lo percorrerò di buona lena.
L’altra passione è quella, ancora attuale e permanente, oserei definirla, di un altro studio, dai connotati di indagine ed aggiornamento continuo, quello dell’organizzazione criminale italiana più pericolosa e potente al mondo, oramai, da diversi decenni: la ‘ndrangheta.
Ho cominciato ad approcciarla dai tempi degli studi universitari, quando, preparando l’esame di “criminologia”, consultando alcuni testi specifici, ho scoperto questa forma di associazione a delinquere di stampo mafioso in tutta la sua cruda e sconosciuta realtà, ed ho capito che si trattava di un fenomeno criminale molto differente da qualunque rappresentazione sociale che ne era stata fatta fino a quel momento dai mezzi di comunicazione di massa.
Una realtà, che ho sentito il bisogno di comunicare, attraverso una monografia che poi mi hanno suggerito di realizzare e pubblicare, intitolata “ ‘Ndrangheta s.r.l.- Una società dai reati legalizzati”, in cui ho cercato di sviscerare in tutti i modi e da tutte le angolature questa forma di organizzazione interna all’apparato burocratico – amministrativo, da qualcuno definita essa stessa uno “Stato nello Stato”.
Infatti, nel testo, il lettore può trovare la ricostruzione della storia della ‘ndrangheta dalle sue origini al giorno d’oggi, nonché della subcultura criminale che ne sta alla base e ne spiega la nascita, oltre che della struttura ed organizzazione macro e microscopica.
La monografia si è anche incentrata sulle tipiche attività criminali dell’associazione e l’espansione territoriale della stessa, per disegnare un quadro a più colori e sfaccettature, che fosse il più completo possibile, per concludersi infine con la disamina della normativa antimafia ed anti ‘ndrangheta.
Un saggio che, nelle mie intenzioni, era destinato a tracciare un ritratto completo e a tutto tondo di questa organizzazione criminale, fedele alla realtà e che non nascondesse nulla di essa, nulla della sua ferocia, disumanità, capacità criminale, pericolosità, di cui allora, come in parte ancora oggi, la collettività non ha ancora piena consapevolezza, avendola sottovalutata per tanti anni.
Ho voluto seminare conoscenza. Conoscenza, per sollecitare la lotta, il ripudio, il contrasto di questa e di tutte le mafie, nel nostro piccolo, perché senza consapevolezza non esiste ribellione ad un fenomeno ritenuto dispotico e schiavistico, poichè toglie la libertà, impone la schiavitù del pizzo, del condizionamento, del ricatto, dello scambio di favori, a fronte di procurati voti, da parte di politici che non solo si piegano a patti scellerati, ma che addirittura hanno cominciato da anni a cercare attivamente gli ‘ndranghetisti, per giungere con questi ultimi a compromessi utilitaristici, loschi e dannosi al bene comune.
E quante volte abbiamo sentito raccontare di concorso esterno in associazione mafiosa da parte di amministratori locali, professionisti di vari settori, imprenditori, quelli che, in linguaggio criminologico, definiamo “colletti bianchi”? Purtroppo è una realtà ancora molto pervasiva, e, oserei dire, anche invadente della nostra quotidianità.
Tutto parte dalla coscienza: alcuni hanno sottolineato che sono una delle poche donne ad essersi occupata di mafie, ma io ritengo che questo fenomeno non sia affatto un’esclusiva maschile, come altri ambiti della vita sociale, perché dovrebbe esserlo? Perché poche donne lo hanno affrontato, perché la donna rappresenta, nell’immaginario collettivo, un soggetto debole da tutelare, e che quindi è bene si astenga dal relazionarsi con questo tema? Sono dei pregiudizi puri e semplici, inaccettabili, oramai, al giorno d’oggi.
Io, cara lettrice, caro lettore, mi sono raccontata, in maniera sintetica, ma al contempo esaustiva, giovane donna tra tante altre capaci e caparbie donne che mi circondano, e che sono certa mi stanno leggendo: se ce l’ho fatta io, ad intraprendere questo cammino di sensibilizzazione socio-culturale, ce la puoi fare pure tu, nel campo di tuo interesse, fidanzata, moglie, madre, sorella, figlia.
Avv. Dott.ssa Federica Giandinoto – RUP presso il Dipartimento “SAIMLAL” de “La Sapienza” Università degli studi di Roma.