Foto di : Laien Jason Manalansan e di Alessia Bodei
Scritto da : Alessia Bodei
Dieci giorni tra Canada e Usa nei teatri più prestigiosi, vissuti tra il grande entusiasmo dalla comunità italiana
Atlantic city, Hard Rock Hotel & Casinò, un ultimo applauso e una standing ovation che sembra non finire mai con un pubblico accarezzato da mille emozioni dai colori contrastanti: commosso ma allo stesso tempo divertito, avvolto dalla dolcezza e dall’intensità di Arisa e poi travolto dall’energia e dalla forza spumeggiante di Sal da Vinci. Atto finale di un viaggio ricco di musica, emozioni, risate, attese ma anche di tanto altro.
Foto di : Alessia Bodei
Una Notte di rossetto e caffè ha conquistato il Canada e America con la voce ineguagliabile di Arisa e l’energia di Sal da Vinci. Uno spettacolo inedito, ideato e prodotto dalla Stardust Shows Entertainments di Sandra e Gianni Russo in collaborazione con il manager Franco Pulvirenti che da circa 30 anni anni porta oltreoceano numerosi cantanti italiani dal respiro internazionale. Un tour iniziato 10 giorni prima…
Milano-Toronto, un volo Neos made in Italy dal sapore indiano.
Ci guardiamo intorno e scopriamo di essere gli unici passeggieri occidentali sul volo: solo sette italiani in un aereo proveniente dall’India; pensiamo di essere diretti a Bombay ma ci rassicurano che la direzione è giusta, così mangiando riso basmati e pollo al curry, godiamo di un volo confortevole e colorato di una Bollywood tra le nuvole. Atterriamo a Toronto tra un caos di valige e persone ed incontriamo al gate il nostro primo fun, un ragazzo italo americano che ha prenotato il concerto a Toronto e che ci offre un caffè accompagnandoci all’imbarco direzione Montreal.
A Montreal, prima tappa, si è immediatamente capito che non sarebbe stato solo un” semplice” tour musicale ma anche, e forse soprattutto, un vero e proprio tour enogastronomico e qui i ristoranti italiani fanno sul serio offrendo prodotti tipici tutti rigorosamente made in Italy, compresi camerieri e gestori che ci hanno accolto con un calore inaspettato e con un cibo delizioso. Al Rialto Theater, che profumava di storia, anzi di tante storie, il pubblico ci ha fatto sentire a casa con entusiasmo e partecipazione. Ralph Buttino, promoter territoriale, ci ha mostrato il meglio di una Little Italy made in Canada accompagnandoci nella prima tappa di questa tournée. La città ci ha regalato una splendida giornata di sole che ha illuminato le nostre escursioni nella parte vecchia, al porto, alla cattedrale e lungo le vie pedonalizzate di questo luogo multietnico, ma con prevalenza di lingua francofona, con un patrimonio architettonico che copre gli ultimi 4 secoli di storia. Una città che è attraversata da inverni da freddo polare in cui la temperatura scende di trenta e più gradi sotto lo zero. Gli abitanti però vivono la loro socialità al caldo, con gli oltre trenta chilometri di città sotterranea in questa località europea ed americana allo stesso modo. Mentre passeggio mi arriva il messaggio inaspettato di Josephine, la figlia di un caro amico italiano che conosco da quando è bambina e che per amore, si è trasferita a Montreal e così la invito al concerto felice di questa sorpresa. L’ho lasciata adolescente e la ritrovo donna, bella, fiera, consapevole e soddisfatta di una scelta di vita così radicale che dal caldo Abruzzo l‘ha portata dall’altra parte del mondo e lontana dai suoi affetti.
Neppure il tempo di tornare in hotel, dopo lo spettacolo che ha riscosso un successo enorme, che si riparte alle 4 del mattino alla volta di Toronto dove ci ha ospitato il Casinò Rama ad un’ora dalla città, in mezzo ai boschi. Un luogo in cui l‘influenza della tribù dei nativi americani dei Chipewyanna si respira in ogni angolo. Dall‘uso delle materie prime quali legno e roccia, alle scenografie in cui l’acqua e le simbologie indios si intrecciano con sculture lignee indiane e con
oggettistica che spazia dagli acchiappasogni realizzati con piume, alle statue katchina, dai totem, agli animali. Tutto parla di un popolo costretto ad andare via dalla propria terra e martirizzato, ma che, nell’epoca moderna, ritrova una sorta di riscatto e risarcimento nella realizzazione di questi mega hotel in cui si collocano all’interno casinò, teatri, ristoranti, taverne e spa in cui gli avventori spendono moltissimo denaro che va direttamente con la formula tax free nelle casse di queste società a lignaggio indios. Non è un luogo comodo da raggiungere e nemmeno collocato in un centro urbano, ma siamo rimasti stupiti dalla grande affluenza di pubblico che è accorso per applaudire Arisa e Sal da Vinci, anche grazie alla collaborazione importante di Lenny Lombardi della Chin radio.
Arisa sempre più in sintonia con la gente, regala aneddoti e racconti in un percorso emozionale che cattura e rapisce e, quando come a Montreal intona l’Ave Maria, la sua voce angelica accarezza i cuori fino a far scorrere più di una lacrima sul viso delle persone visibilmente commosse. Come in ogni tappa, Arisa sul finale ci dona un’ultima, fortissima emozione con Canta Ancora, colonna sonora del film “Il ragazzo dai pantaloni rosa”, vincitrice del prestigioso premio
internazionale Filming Italy Los Angeles Best Original Song Award. Messi da parte i fazzoletti, irrompe sulle scene Sal da Vinci che inizia il suo show raccontando, anche attraverso un supporto video molto coinvolgente, di quel bambino che 55 anni fa nasceva da genitori italiani a New York e che ora torna oltreoceano da pop star, proponendo uno spettacolo mai scontato che coinvolge il pubblico in canti e balli con cover anni ‘80, canzoni napoletane e naturalmente con la sua super hit dai due platino “Rossetto e caffè”. E anche in questa tappa non sono mancati applausi a scena aperta e standing ovation per entrambi gli artisti.
La mattina ci regala un paesaggio innevato e surreale con grandi fiocchi di neve che scendono imbiancando il bosco incastonato in un quadro fiabesco che ci ha accompagnato per tutto il percorso di circa due ore all’aeroporto di Toronto dove ci siamo imbarcati alla volta di Chicago, per la terza tappa del tour, che si mostra a noi prepotente con i suoi 35 grattacieli che superano i 200 metri di altezza, i suoi 45 ponti mobili, la sua fama come primario centro fieristico ed economico finanziario americano, ma soprattutto come punto di riferimento mondiale della musica blues. Ed è nella città del vento, affacciata sulle sponde del lago Michigan, dall‘architettura stupefacente e dai quartieri etnici pieni di vita che i nostri artisti si sono esibiti in uno dei teatri più particolari della città: il Des Plaines Theater, aperto nel 1925 e utilizzato anche come set di “High School Musical 2”. Oltre alla musica, il filo conduttore della tournée è il buon cibo italiano e, nel ristorante Volare di Benny, incontriamo lo chef, sosia impressionante di Antonino Cannavacciuolo, che ci racconta di esserne il cugino e ci delizia con le sue specialità a base di pesce fresco. Proprio dietro le quinte di questo show, tra una prova e l’altra, Giuseppe Barbera, che accompagna al piano Arisa durante i concerti, mi ha raccontato di come l’aspetto personale di Rosalba sia stato preservato dall’inizio della sua carriera da lei stessa che ha utilizzato come nome
d’arte Arisa che è l’acronimo che unisce i nomi della sua famiglia: l‘artista Arisa, strepitosa e straordinaria, si fonde con la donna Rosalba piena di umanità e profondità. Mossa dalla curiosità di sapere del perché di una conoscenza così profonda tra loro, parlando con lui, scopro che il trio che accompagna l’artista in questo tour, formato oltre che da Giuseppe anche da Sandro Rosati detto” Raff” al basso e da Giulio Proietti alla batteria, suona insieme da circa 28 anni e che Rosalba, prima di diventare Arisa, ha frequentato i corsi del CET di Mogol e che fu Giuseppe stesso, in qualità di docente, ad inserirla negli allievi ammessi al corso provenienti dalla Basilicata. Da lì una profonda stima ed amicizia che hanno portato Arisa a sceglierli come propria band da oltre 15 Anni. Una band che la segue ovunque e che è reduce da uno strepitoso tour estivo di 40 tappe che ha visto la presenza nelle piazze italiane di una media di 25.000 persona per serata.
Inutile descrivere come anche a Chicago il pubblico sia stato letteralmente immerso nel meraviglioso show che Arisa e Sal da Vinci hanno realizzato ognuno nel proprio set, con la propria band ma con la stessa passione per questo mestiere che anima entrambi gli artisti.
Al termine dello spettacolo, Sandra e Gianni Russo ci hanno regalato una serata memorabile al The Green Mill Cocktail Lounge, il club dove al tempo del proibizionismo Al Capone si rifugiava per svagarsi e nel quale vi sono ancora le porte nascoste per eventuali vie di fuga. Un ambiente che ti catapulta direttamente negli anni ‘30 intatto nel design e nell’atmosfera resa ancor più suggestiva dall’orchestrina che ci ha accompagnato durante la cena e che ha lasciato per qualche minuto il posto alla band di Sal da Vinci che ci ha intrattenuto con la complicità di Franco Pulvirenti che ha cantato, regalandoci momenti esilaranti di leggerezza e risate. Il nostro promoter Ron Onesti, che ha presentato la serata, proprietario di 7 teatri in Chicago, oltre che di numerosi ristoranti e chef della nostra cena, è anche candidato a Sindaco a dimostrazione della sua straordinaria poliedricità.
Subito dopo Chicago arriviamo a Boston, capitale dello Stato del Massachusetts, culla dell’indipendenza americana e considerata come una delle città più eleganti e sofisticate della East Cost e devo aggiungere, una delle più costose, in cui un affitto di un appartamento medio si aggira all’incirca sui 4000 dollari e nella quale una tinta dal parrucchiere supera i 500 dollari. È un pezzo di Inghilterra nel cuore degli States, un ponte tra due culture e due continenti con una comunità italiana che costituisce, sul territorio, il secondo gruppo di ascendenza dopo gli irlandesi. Ed è un italiano che ha pienamente realizzato il sogno americano fondando con la sua famiglia la De Pasquale Venture, catena di decine di locali, che ha provveduto a regalarci momenti culinari sensazionali con prodotti made in Italy.E anche al Somerville Theater, non sono mancati gli applausi a scena aperta e le standing ovations.
Dopo lo spettacolo, si sale sul transfer direzione Atlantic City, e nelle 6 ore di viaggio, approfitto per conoscere più da vicino Salvatore Sorrentino in arte Sal da Vinci che mi racconta di come a 6 anni già calcava i palcoscenici con la compagnia del padre e di come pian piano la musica abbia preso il sopravvento nei suoi interessi. Una vita dedita all’arte della recitazione, in particolare alla sceneggiata napoletana e al mondo del cinema in generale ma è scrivendo canzoni che riesce ad esprimersi nel migliore dei modi raccogliendo consensi anche in Sud America e pubblicando oltre 30 album e 46 singoli tutti in perfetto stile napoletano. Si parla del grande successo ottenuto con Rossetto e caffè, unico brano cantato da lui in italiano. Mi racconta dell’episodio che ha cambiato
le sorti di questa canzone che ha ottenuto due dischi di platino e che vede protagonista suo figlio che gli consiglia di aggiungere qualche frase in napoletano per non snaturare del tutto la vena partenopea che lo caratterizza. È così che la formula magica prende corpo e scatena tutto il meritato successo che sta vivendo. Salvatore ha negli occhi e nell’anima la sofferenza e la forza dell’artista che ha fatto una lunga gavetta costellata di alti e bassi ma che oggi lo rende orgogliosamente l’erede naturale di Massimo Ranieri.
L’ultima tappa ci lascia letteralmente a bocca aperta. L’Hard Rock Hotel & Casinò che ci ospita è collocato direttamente sul lungomare e contiene una vasta collezione di memorabilia di artisti famosi tra cui le chitarre di Jimi Hendrix, Elvis Presley e dei Rolling Stones, la macchina dei Beatles, il pianoforte di Frank Sinatra, i vestiti di scena e personali della maggior parte delle icone pop rock dell’ultimo secolo e cimeli di vario genere. Nell‘ultima tappa Sal dimostra ancora una volta tutto il suo talento e la sua energia scatenando il pubblico in balli e canti, in applausi e standing ovation chiudendo in bellezza uno show che Arisa nella prima parte aveva reso magico e incantato, soave e delicato, partecipato e commovente con una sintonia tra lei e il pubblico sfociata anche in un dialogo costante fatto di momenti intensi e siparietti simpatici.
Si chiude l’ultimo sipario, si raccolgono emozioni e sensazioni che ci hanno accompagnato in un tour davvero unico e speciale sia per la presenza dei due bravissimi artisti sul palco ma anche e soprattutto per le personalità di Rosalba e Salvatore che si sono dimostrati grandi anche fuori dal palcoscenico, per la simpatia di Gianni Russo che ci ha divertito con i suoi racconti, per la precisione svizzera di Sandra Russo che ha organizzato tutto alla perfezione, per l’esperienza di Franco Pulvirenti che ci intratteneva con storie e narrazioni inedite relative ai numerosi cantanti che ha conosciuto, per l’energia della band di Sal che colorava l’atmosfera con la simpatia napoletana che la caratterizzava, per l’ironia della band di Arisa che ci ha fatto piegare in due dalle risate e per il meraviglioso pubblico di italo americani che ci ha accolto con grande calore facendoci sentire come se fossimo nel cortile di casa.
E al termine di questo meraviglioso tour fatto di musica ed emozioni, ma anche di volti e voci, di luoghi speciali e sapori italiani, come ogni cosa bella, si arriva al momento dei saluti e si ritorna a casa alle proprie attività, alla vita com’era prima della partenza. Ma nulla più sarà come prima, perché resteranno ricordi e suggestioni oltre che nuove amicizie e momenti indimenticabili. Spaccato di una vita da tour durata dieci giorni, ma che non uscirà mai più dal nostro cuore.